Le tendenze dei piatti

È passato molto tempo da quando Tomaso Pittavino e suo figlio Ferruccio munito di carretto e cavallo, iniziarono a girare per l’Italia, vendendo articoli di casalinghi di vario genere. Una tradizione tramandatasi per quattro generazioni, un’eredità reinterpretata con uno sguardo verso il futuro, fino ad arrivare ad oggi con il punto vendita di ingrosso, dettaglio e la vendita online. Questa piccola evoluzione mostra come la famiglia Pittavino per sopravvivere nel tempo abbia dovuto adeguarsi alle tendenze emergenti fin dai primi anni venti del novecento.
Per capire quali sono oggi le tendenze del casalinghi bisogna fare un passo indietro e guardare alle case progettate in Italia tra gli anni ’20 e ’70, in particolare nel secondo dopoguerra, periodo della ricostruzione e del boom economico. Alla netta distinzione tra zona giorno, zona notte e locali di servizio si accompagnava l’importanza data alla sala (composta da pranzo più salotto, il cosiddetto salotto buono), seguivano le camere e l’eventuale studio con, a corollario, gli spazi considerati di servizio, come la cucina (a volte con cucinotto separato per la preparazione dei cibi) ed i bagni. Tutti gli ambienti erano interconnessi da un complicato sistema di ingresso (vero e proprio biglietto da visita del proprietario/i), corridoi di disimpegno, anticamere e antibagni. La distribuzione dei locali rispecchia lo spirito del tempo: l’idea di avere uno spazio di rappresentanza nella zona giorno, la massima privacy nella zona notte, e celare le attrezzature legate alle attività domestiche (dalla pulizia al cucinare) negli ambienti di cucina e ripostiglio.
Questo schema si è mantenuto inalterato fin verso la metà degli anni ’70 quando sono arrivate anche in Italia le istanze di libertà dei loft newyorchesi, le case-atelier di artisti e creativi tra Manhattan e Brooklyn: edifici ex industriali con alti soffitti, ristrutturati per uso abitativo. Erano spazi multifunzionali che accoglievano un lifestyle diverso, non formale ma più casual.
Una rivoluzione, un sovvertimento delle gerarchie delle stanze che ha portato, a partire dagli anni ’80, all’avvento di progettazioni sempre più libere e più aperte, dove la cucina ed il salotto si sono uniti in un ambiente multifunzionale dove si preparano i pasti, spesso insieme agli altri, siano essi familiari o amici, ci si siede a pranzo o a cena intorno a quel bancone o a quel tavolo dove fino a poco prima si è lavorato al pc o consultato tablet, e dal tavolo si passa liberamente a divani e poltrone per conversare, ascoltare musica, seguire film. Con gli ambienti si sono evoluti piatti, pentole, piano cottura, e tutto quel che concerne la gestione e preparazione dei pasti.
Un esempio di servizio da tavola degli anni tra il 1950 ed il 1960 è il servizio di piatti in porcellana Bavaria con bordatura in oro composto da 12 piatti fondi, 12 piatti piani, 12 piatti frutta, 1 piatto rotondo grande portafrutta, 5 piatti da portata di diversa grandezza, 1 zuppiera grande con coperchio; 1 porta condimento, 6 tazze da caffè con 6 piattini, 1 zuccheriera, 1 lattiera. Questo elenco è per far capire quanto era lungo e complesso un pranzo tra parenti il giorno di Natale. Naturalmente nel nostro punto vendita abbiamo ancora servizi di questo tipo per gli amanti del vintage, ma al giorno d’oggi è raro vendere un servizio di questo genere, in quanto il modo di mangiare e di cucinare è decisamente cambiato. Preparare una tavola di questo genere richiede molto lavoro, e nel 2019 è sempre più difficile avere tempo a disposizione vista la quantità di impegni che hanno le persone. Ai tempi odierni le famiglie preferiscono acquistare i set 18 pezzi (non 52 come negli anni ’50) ovvero 6 piatti piani, 6 piatti fondi e 6 piatti frutta, magari con un decoro particolare come i piatti Safari o Parrots.

Va anche detto che molte persone oggi vivono da sole e quindi magari neanche cercano un servizio completo di piatti, ma ne vogliono solo un paio da infilare nel microonde perché preferiscono ordinare la cena da asporto. Insomma se negli anni ’50 le famiglie si riunivano facendo un pranzo di venti portate, oggi preferiscono un mangiare la zuppa di ramen con ciotole e bacchette.